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Conosciuto da anni per il suo teatro, Davide Carnevali, mette in scena in queste pagine una sacra rappresentazione, trascinando il lettore in una dimensione senza tempo, dove tutto può realizzarsi e assumere un senso nuovo. E così il lettore si fa spettatore e attore, dialogando col dio dei cristiani, un dio tutto umano che inventò le stelle per diletto - "Le fece perché amava sedersi la notte nel mezzo del suo giardino a guardarle per ore, dall'alto del firmamento, in silenzio, fino alle prime luci del mattino" -; penetrando i segreti della cabala ebraica che svela il significato dell'impronunciabilità del nome di Dio, un dio immenso e sfuggente; immaginando una matematica oltre i numeri e lo spazio per accorciare le distanze con il dio dei musulmani. Come in un moderno Vangelo apocrifo, nel "Diavolo innamorato" Davide Carnevali si avvicina per sovvertirle alle scritture e alle tradizioni delle grandi religioni monoteiste, il cristianesimo, l'ebraismo e l'Islam, con l'ironia, la leggerezza e l'originalità tipiche della sua drammaturgia. Nessuna risposta è fornita, su quale sia la nostra origine né dove vada il nostro destino, quasi l'autore affermasse l'unità di creatore e creatura. Nessun insegnamento è certo, perché la conoscenza, come il volto di Dio, è velata. Non resta che un toccante tableau vivant, un programmatico libretto rosso, una consolante via crucis, e al centro l'uomo alla malinconica ricerca del Paradiso perduto.